Storia del nulla by Sergio Givone

Storia del nulla by Sergio Givone

autore:Sergio Givone [Givone, Sergio]
La lingua: ita
Format: epub, mobi, azw3
Tags: Philosophy, Essays
ISBN: 9788858101407
Google: 5wCODAAAQBAJ
editore: Gius.Laterza & Figli Spa
pubblicato: 2011-04-15T22:00:00+00:00


3. L’utopista e il conservatore

La favola, dunque. Su questo punto Novalis e Nietzsche sembra­no collocarsi lungo una linea di continuità. Il progetto novalisiano è in Nietzsche un fatto compiuto. Il mondo deve diventare favola, dice Novalis. E Nietzsche: il mondo è diventato favola8. In realtà si tratta di prospettive assai lontane tra loro, addirittura opposte. Da una parte l’affabulazione conduce al dissolvimento del cosiddetto mondo vero, dall’altra, invece, al riconoscimento che l’esperienza della verità del mondo si dà proprio per quella via irrealistica e fantasticante. Ma la simmetria (rovesciata) tra i due autori potrebbe essere spinta oltre, con riferimento al concetto di interpretazione. Ciò che trasforma il mondo in favola, per Nietzsche, è l’applicazione delle tecniche interpretative a tutti i campi del sapere (cosa, questa, che caratterizzerebbe lo spirito moderno). Anche per Novalis a trasformare il mondo in favola è l’interpretazione, o, per dirla con le sue parole, la romantizzazione (ma romantizzare, appunto, non è che interpretare). Con la differenza, però, che secondo Nietzsche tutto è interpretazione, tutto è affabulazione e dunque della verità non è più nulla, mentre secondo Novalis della verità non ne è se non là dove è interpretazione, romantizzazione, affabulazione.

Apriamo allora una parentesi sul termine favola, Fabel. Esso è sinonimo di mito, leggenda, saga (da sagen, ricordiamolo, e quindi da dire, proferire, portare allo scambio comunicativo attraverso la parola, e dunque da affabulare, volendo). Ma lo è solo fino a un certo punto. Come ha osservato Michel Serres, la favola mitologica storicamente (in particolare nel Settecento) è venuta configurandosi in due diverse accezioni. Nella cultura di lingua tedesca la favola ha mantenuto il suo radicamento nel mito, tanto da apparire come la sostanza prelogica e arazionale non solo della poesia ma anche del sapere scientifico e più in generale della coscienza di un popolo. Invece nella cultura di lingua francese la favola ha preso le distanze dal mito, assumendolo, sì, ad argomento, ma per trasformarlo in racconto morale e in apologo e quindi per razionalizzarlo. Ne sarebbe derivata la sopravvivenza, in Germania, di una concezione forte del mito, decisamente irrazionalistica, comunque apofatica e sacrale, mentre in Francia il mito subiva un metabolismo letterario che lo rendeva innocuo e puramente decorativo là dove non fosse al servizio di una razionalità matura. Ora, tutto ciò è senz’altro vero per quel che riguarda il neoclassicismo. Ma in ambito romantico le cose cambiano.

C’è un testo di Herder9 che merita di essere ripreso. In esso Herder scrive, controbattendo la tesi di chi teme l’irrompere dell’irrazionale insieme con il mito: «La nostra ragione si forma solo attraverso finzioni. Sempre di nuovo cerchiamo e prospettiamo l’Uno nel molteplice e ce lo rappresentiamo in una figura; così si creano i concetti, le idee, gli ideali. Se li utilizziamo malamente, o se ci abituiamo a configurarceli in maniera sbagliata [...] la colpa è nostra e non della cosa in sé. Senza poesia non potremmo neppure esistere [...] solo nella poesia dell’animo, sorretta dall’intelletto e regolata dalla ragione, sta la felicità della nostra esistenza»10. Difficile non ricordare Vico.



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